Organizzazione antidoping nel mondo
Nel 1999 è stata fondata la World Anti Doping Agency (WADA – Agenzia Mondiale Antidoping: www.wada-ama.org), organismo mondiale, indipendente e intergovernativo che coordina l’antidoping a livello mondiale e a cui ogni Nazione e Federazione sportiva, nazionale ed internazionale, deve fare riferimento.
La WADA emana un CODICE che definisce formalmente il Doping e le sue regole generali; redige gli STANDARDS che disciplinano i singoli aspetti operativi; pubblica una LISTA annuale che comprende tutte le sostanze e i metodi dopanti.
All’interno delle Nazioni aderenti, la WADA opera attraverso le National Antidoping Organization (NADO), le cui funzioni in Italia sono state assunte dal CONI.
Il NADO-ITALIA quindi, sovraintende all’Antidoping Nazionale e si articola in una serie di uffici e strutture.
Il Comitato per i Controlli Antidoping (CCA) governa, conduce e monitora i controlli antidoping sulla base di una pianificazione annuale, il Test Distribution Plan (TDP).
Nel calcio il TDP viene predisposto e proposto dalla F.I.G.C. la quale, con una propria struttura, collabora anche nella fase gestionale ed esecutiva dei controlli affiancando la Federazione Medici Sportivi Italiani (FMSI) e il CONI.
Il Comitato per l’Esenzione a Fini Terapeutici (CEFT) autorizza, monitora e studia l’uso di sostanze e metodi proibiti, concedendo l’autorizzazione ad assumere, per fini terapeutici, una sostanza dopante contenuta nella Lista.
In Italia, al NADO-ITALIA si affianca una specifica Commissione Ministeriale di Vigilanza sul Doping (CVD) che trova la sua fonte nella tutela della salute e nella Legge n. 376 del 14 dicembre 2000.
Tale Commissione pianifica e gestisce un numero assai più limitato di controlli diretti alle categorie giovanili, dilettanti ed amatoriali.
Per quanto attiene la gestione dei risultati e i riscontri di positività, sia conseguenti a controlli ministeriali (CVD) che conseguenti a controlli del NADO-ITALIA, questi confluiscono presso un unico Ufficio di Procura Antidoping (UPA) per le indagini, ed un unico Tribunale Nazionale Antidoping (TNA) articolato in due sezioni.
Il laboratorio antidoping
L’attività di controllo antidoping si articola in una serie di fasi strettamente correlate fra loro, che hanno inizio con la selezione degli atleti da sottoporre al controllo e si concludono con la comunicazione dei risultati all’autorità sportiva competente.
Le fasi centrali di tale processo, ovvero quell’insieme di procedure tecnico scientifiche comunemente denominate “analisi antidoping”, sono svolte dai laboratori antidoping (attualmente 32 centri al mondo, di cui 18 in Europa, 6 nelle Americhe, 6 in Asia, 1 in Africa e 1 in Oceania) accreditati dall’Agenzia Mondiale Antidoping (World Anti-Doping Agency, WADA, vedere il sito www.wada-ama.org per ulteriori dettagli). L’accreditamento WADA prevede come presupposto anche l’accreditamento secondo la norma ISO 17025, che garantisce che le prestazioni analitiche siano le medesime e paragonabili fra tutti i laboratori antidoping accreditati, un prerequisito fondamentale per garantire uniformità di giudizio a livello mondiale.
Attualmente i laboratori antidoping analizzano esclusivamente campioni di urina e di sangue, che giungono in laboratorio in forma assolutamente anonima, ricercando diverse centinaia di composti al fine di rilevare il ricorso alle sostanze o ai metodi vietati elencati nella lista compilata e rinnovata periodicamente, con cadenza almeno annuale, dalla stessa WADA. In Italia, le analisi antidoping sono effettuate nella loro totalità presso il laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI), con sede presso il complesso sportivo “Giulio Onesti” dell’Acqua Acetosa.
Dal Novembre del 1998 il Laboratorio è diretto dal Prof. Francesco Botrè, che si avvale della collaborazione di 20 specialisti altamente qualificati (fra cui il Vice-Direttore del Laboratorio, Dr. Xavier de la Torre, già direttore del Laboratorio WADA di Lisbona) con esperienza maturata negli ultimi 15 anni anche in conseguenza dell’attività svolta in occasione di grandi eventi sportivi internazionali (Giochi Olimpici, Campionati Mondiali, Giochi del Mediterraneo, ecc.).
Presso il Laboratorio Antidoping FMSI, che ha una capacità analitica complessiva di oltre 15000 campioni biologici all’anno, sono disponibili tutti i metodi di analisi attualmente approvati a livello internazionale, ivi compresi i test necessari per la definizione del cosiddetto “passaporto biologico” dell’atleta, una sorta di “diario” in cui sono registrati, per ciascun atleta, alcuni dei parametri biologici dalla cui improvvisa alterazione si può rivelare il ricorso a pratiche doping. Le analisi antidoping possono infatti permettere di rilevare il doping sia direttamente, identificando – e ove necessario determinando quantitativamente – le sostanze vietate e/o i loro metaboliti, sia indirettamente, controllando longitudinalmente nel tempo eventuali variazioni dai parametri di riferimento i cui intervalli di normalità siano stati predefiniti per ciascun singolo atleta.
Da un punto di vista più prettamente operativo, i metodi di analisi di più ampia applicazione presso i laboratori antidoping sono basati su tecniche di natura chimico-fisica e su indagini di biochimica e biologia molecolare.
Più in dettaglio, per l’analisi di sostanze a basso peso molecolare e di buona parte delle sostanze di natura peptidica, si utilizzano pressoché esclusivamente tecniche di tipo cromatografico-spettrometrico, che garantiscono la separazione, l’identificazione e ove necessario la quantificazione dei singoli analiti di riferimento nel fluido biologico considerato; mentre per l’analisi del doping da ormoni proteici, del doping da trasfusioni e per altre forme di doping ematico si utilizzano tecniche immuno-enzimatiche, radioimmunologiche, immunoelettroforetiche e citofluorimetriche.
Oltre che nell’esecuzione delle analisi “di routine”, effettuate su tutti i campioni ricevuti, i laboratori antidoping sono costantemente impegnati in attività di ricerca volta al miglioramento dell’efficacia delle analisi antidoping. Proprio in conseguenza di questa fondamentale attività di studio e approfondimento è stato possibile sviluppare nuovi e sempre più perfezionati metodi di analisi e rivelare anche quelle sostanze e quei metodi precedentemente considerati “invisibili”.
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